Il direttore del Buskers Festival insignito del titolo di Ufficiale della Repubblica. Era già Cavaliere, come il padre, per l’attività di fabbro
Quella della famiglia Bottoni di Ferrara sembra una storia destinata a stupire, ancor più per la versatilità che per la costanza, seppure si stia parlando di ben tre generazioni di fabbri.
Ora, più che mai, sono felice di avergli dedicato un intero romanzo (Una strada lastricata di sogni ndr).
Stefano Bottoni nasce a Ferrara nel 1949, figlio e nipote di mastri ferrai nella bottega posta a lato della chiesa di Santo Spirito in via Montebello.
Una vita interamente dedicata a costruire cancelli e inferriate? Macchè, o perlomeno, non solo. Nel 1968 Stefano, oltre a far roteare il martello, imbraccia la chitarra e inizia a suonare, sposando il genere che andava per la maggiore in quegli anni, il folk.
Fonda quindi il Folk Studio, un quartetto che gira le parrocchie e i piccoli teatri di provincia.
Sebbene non smetterà mai di comporre e di suonare nell’83 Bottoni passa dal palco alla giuria, ideando il Premio Willaert dedicato ai giovani musicisti di Ferrara. Nel frattempo ottiene riconoscimenti di vario tipo con esposizioni e mostre di artigianato artistico, lavorando il ferro nel modo meno banale che si possa fare.
Così nel 1987 arriva il titolo di Cavaliere, come il babbo. Al di là delle onorificenze quello è veramente un anno speciale per Stefano Bottoni che, grazie a una coincidenza fortuita, conosce Lucio Dalla. Al cantautore bolognese l’artigiano ferrarese racconta il suo sogno: convogliare all’ombra del Castello Estense i più stravaganti artisti di strada, riempendo piazze e vicoli della sua città con i ritmi e le melodie di ogni parte del mondo.
Dalla ci crede, ma ci crede soprattutto Stefano che, vincendo ogni ritrosia incontrata sul cammino organizzativo, l’anno dopo trasforma la sua idea in uno dei festival più apprezzati e copiati del mondo, sdoganando la tanto vituperata figura del musicista girovago. Da lì i viaggi in cento nazioni, l’esibizione a sorpresa di Lucio Dalla in piazzetta san Michele, la lettera di ringraziamento della regina d’Inghilterra, l’incontro con Compay Segundo a Cuba e molto altro ancora.
Ventotto anni più tardi arriva il titolo di Ufficiale della Repubblica ricevuto ieri dalle mani del Prefetto di Ferrara.
Ma la storia della creatività dell’officina Bottoni non si ferma. Stefano ha appeso il martello al chiodo, eppure l’antica bottega è più viva che mai, si è semplicemente trasformata. Incudini, trapani e forgia sono divenuti emblemi di un passato dove si mischiano a quadri, locandine, foto di viaggi, immancabili chitarre, testimonianze artistiche che continuano a sovrapporsi e a rinnovarsi.
Gli oltre 150 splendidi tombini, giunti da tutto il mondo, nei modi più disparati, sono un esempio della stravaganza che prosegue e, chissà, forse un giorno potrà sfociare in un vero e proprio Museo delle Ghise, sempre a marchio Bottoni.
È di pochi giorni fa la notizia che i figli Rebecca e Andrea inventeranno qualcosa di nuovo per il Sottomura di Ferrara, per creare, nel mese di agosto un evento nell’evento, arricchendo un luogo ancora tutto da valorizzare per la città.
Che sia il preludio per un nuovo riconoscimento che prosegue attraverso le generazioni?
Basta solo attendere.
Leonardo Rosa